[SPIRITUS]
1997 - 2017 Birmania, Laos

Marco Beretta fotografa monaci buddisti da oltre 20 anni. Scatta nel silenzio di monasteri spesso irraggiungibili, con una vecchia Hasselblad analogica. Le pellicole sono negative a bassa sensibilità, il diaframma è chiuso a catturare un punto di fuoco, l’esposizione lunga a raccogliere lo scorrere del tempo. Le immagini che ne escono non sono quasi mai statiche: il movimento è parte stessa del significato. Ogni foto è infatti sbilanciamento, metamorfosi. L’intento affatto narrativo, contemplativo piuttosto. Lontano da ogni logica di reportage, gli scatti non raccontano ma osservano e fissano il fluire delle forme catturando oltre la soglia del razionale. Osservatore paziente, lascia che attraverso il suo occhio la pellicola si impressioni. Impressionare è il verbo adatto per definire la sensazione di una realtà impressionante. Nelle immagini di Marco risuona un silenzio musicale. Il tentativo è quello di trasferire il magnetismo di ogni gesto, degli sguardi, di ogni singola azione quotidiana. Guardi la foto e questa energia ti cattura, ti fa entrare, al di là della soglia razionale. I monaci meditano e tu mediti. Loro camminano e tu cammini. In ogni scatto c’è la potenza della preghiera, della meditazione e i rituali del quotidiano. Ora gioia, ora sgomento: i monaci appaiono trasfigurazioni di sé. Ciò che ne esce portentoso è lo spirito che anima e trasfigura.

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